In Sardegna la miniera dell’Argentiera rinasce come luogo d’arte e innovazione.

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di Walter Falgio – La vecchia miniera abbandonata dell’Argentiera vicino aSassari è diventata un contenitore di arte, installazioni, idee e suggestioni. Un progetto unico, pluripremiato, il primo museo minerario a cielo aperto in realtà aumentata.

Questo è MAR, Miniera ARgentiera: un gruppo di professionisti e creativi guidato da Paola Serrittu ha rigenerato un complesso industriale coinvolgendo gli abitanti del borgo, costruendo itinerari della memoria, applicando e sperimentando soluzioni tecnologiche e costruttive a un oggetto ampio, multiforme e soprattutto carico di una marcata identità.

La splendida laveria in legno, le officine, il pozzo Podestà, numerose pertinenze che costellano l’insenatura, rivivono così, in un percorso che reinterpreta le emozioni della storia.

Il progetto è stato sostenuto dal Comune di Sassari, con il contributo del Parco geominerario, storico e ambientale della Sardegna, del bando “culturability” promosso dalla Fondazione Unipolis, della Fondazione di Sardegna e realizzato dai partner di “LandWorks Plus (LW+)” e Bepart con la collaborazione del DADU, il Dipartimento di Architettura dell’Università della città.

LandWorks, anima di questa iniziativa, è un’associazione culturale nata nel 2011 che promuove workshop internazionali operativi e itineranti nel campo dell’arte e dell’architettura valorizzando luoghi di pregio in stato di abbandono.

La ricetta è molto interessante:

aggiungere fascino a manufatti e paesaggio proponendo una diversa fruizione turistica del territorio, lontanissima dal consumo permanente al quale si è abituati, ma basata sull’interazione con la comunità residente, sull’accesso gratuito, sulla conoscenza e sull’innovazione.

Nel frattempo, le strutture rivitalizzate possono ospitare laboratori, residenze artistiche, di studio e ricerca, tirocini, allestimenti museali, eventi, conferenze, seminari, festival.

Sardegna Teatro e Sardegna Film Commission sono adesso tra i partner in campo e a giorni prenderà avvio anche la radio. In questo modo esperti, docenti, studenti accrescono con le proprie competenze il valore del progetto in un virtuoso “working in progress”.

Installazioni a MAR Miniera Argentiera.(Stefan Tischer)

All’Argentiera ci si deve arrivare appositamente dopo aver percorso una stradina panoramicissima e tortuosa.

La ricchezza del minerale estratto dalle gallerie sul piccolo golfo era conosciuta in antichità già a romani e pisani e perfino il letterato d’oltralpeHonoré De Balzac nell’Ottocento esplorò le coltivazioni in questo fantastico tratto di costa alla ricerca (infruttuosa) della preziosa galena argentifera.

Il viaggiatore contemporaneo potrà ripercorrere i passi dell’autore di Eugénie Grandet riscoprendo un volto inatteso del vecchio borgo industriale. La laveria, gioiello architettonico costruito in origine con indistruttibili assi di pitch-pine, è sede di una mostra permanente dove le famiglie del piccolo insediamento hanno depositato e riorganizzato gli oggetti della loro memoria: fotografie, mappe, attrezzi da lavoro e segni tangibili e monumentali dell’epoca mineraria, attraversata dal sacrificio immane di tanti uomini e di tante donne che adesso campeggiano nelle gigantografie.

Durante il lockdown questo museo è stato integrato con installazioni luminose dedicate ai quattro elementi, acqua, fuoco, terra e aria, che mirano a illuminare il borgo con nuove forme di fruizione.

L’esperimento si chiama “Luci in miniera” e propone originali strumenti di narrazione della memoria storica del luogo: in tal modo sarà possibile visitare il MAR anche in caso di restrizioni in completa sicurezza e autonomia grazie all’uso di una mappa.

Le opere che compongono l’itinerario sono realizzate attraverso processi di produzione partecipata, coinvolgendo artisti e professionisti, abitanti e ospiti. Il percorso della memoria si troverà dunque in “terra”, ovvero all’interno di una sezione di una galleria che consentirà al visitatore un’esperienza immersiva.

Esattamente come in “aria”, dove ci si potrà invece introdurre uno per volta in una scatola sonora che raccoglie le voci e il rumoreggiare della comunità.

Divertimento e meraviglia sono le parole chiave di queste magiche idee che rivestono di colori e incanto i muri di pietra delle imponenti strutture industriali.

“Fuoco” consente la fruizione notturna delle opere ARgentiera in Augmented Reality. Nelle facciate altrimenti spoglie dei vecchi edifici si stagliano maestose immagini che richiamano il mondo circostante.

Volti sognanti, oscurità, mani segnate dal lavoro, cernitrici, lanterne, gli abitanti e altre illustrazioni che attendono di essere semplicemente inquadrate con uno smartphone attraverso l’app Bepart. A quel punto si schiuderà un’altra dimensione virtuale animata dagli artisti della creatività digitale. L’Argentiera e la sua realtà aumentata prendono forma.

Visitare questo angolo di Sardegna è caldamente consigliatofuori stagione e a chi desideri travalicare alcuni, diffusi, luoghi comuni sull'”isola delle vacanze”.