Anche il sito https://www.corriere.it su sta occupando del grave problema di speculazione che sta coinvolgendo tutta la Sardegna.

La società cinese Chint Solar ha messo le mani sul più grande progetto fotovoltaico in corso di sviluppo in Europa: un mega parco solare da da 360 megawatt di potenza e da 82,5 MWh di batterie di accumulo denominato "Palmadula" dal nome della località tra Stintino e Alghero che si estenderebbe verso Sassari, per formare un triangolo con la punta al Nord a Porto Torres. Come ha anticipato l’Unione Sarda, la multinazionale spagnola Enerside Group ha formalizzato in una comunicazione al “Bme Growth” (la borsa spagnola), la vendita del progetto Palmadula in Italia a Chint Solar Europe, succursale europea della multinazionale cinese Chint, che fabbrica pannelli fotovoltaici.

I 900 ettari di colture e pascoli

Secondo l’Unione Sarda, l’operazione cinese in terra non è un caso. «Negli atti in nostro possesso - riporta un articolo - si configura un vero e proprio piano spagnolo per cedere alla Cina gran parte delle operazioni messe in campo in Sardegna». Il parco solare - scrivono i cinesi nel loro sito italiano - è «uno dei più grandi progetti singoli in Italia e si estende su una superficie di oltre 900 ettari che comprende aree destinate a colture e pascoli. Il progetto è attualmente in fase avanzata di sviluppo e prevede di raggiungere lo stato di ready-to-build (RTB) nel 2025». E’ un co-sviluppo di un progetto che ha una taglia finora mai autorizzata in Italia.

Lo stop di Todde

Ma l’autorizzazione potrebbe essere molto difficile da ottenere (soprattutto se passerà il decreto legge elaborato dal ministero dell’Agricoltura). La Giunta regionale guidata da Alessandra Todde ha approvato uno stop per un massimo di 18 mesi alla realizzazione di «nuovi impianti di produzione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili che incidono direttamente sull'occupazione di suolo». Il disegno di legge annunciato dalla presidente Alessandra Todde in campagna elettorale serve per creare un argine al cosiddetto assalto delle multinazionali che in questi anni hanno invaso i Comuni sardi di richieste di autorizzazione. L'obiettivo dell'esecutivo è arrivare ben prima dei 18 mesi all'approvazione dell'aggiornamento del Piano paesaggistico regionale con la mappa delle aree idonee.

Il Far West

La Regione Sardegna non era a conoscenza del mega progetto di Palmadula. «In questo momento - ha sottolineato la governatrice - c'è un Far West e un vuoto normativo, abbiamo preso del tempo per mettere delle regole e per poter negoziare con lo Stato, sia per quanto riguarda l'individuazione delle aree idonee, sia per l'apertura della revisione della paesaggistica che è competenza concorrente con lo Stato». Un blocco «non tanto delle autorizzazioni, perché le istruttorie sono di competenza nazionale, quanto della loro realizzazione e messa in opera».

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L'impianto di Eboli (SA) che sorge su 42 ettari di terreno.